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CUORE DI SEPPIA

Journal of poetry - ART - SPIRIT - LIFE



mercoledì 29 settembre 2010

Svedesi alle urne . .


Con soli 9 milioni di abitanti, sparsi in un territorio vasto quasi il doppio rispetto a quello dell’Italia, la Svezia rappresenta da sempre nell’immaginario comune un approdo felice per numerosi stranieri. L’elevata qualità della vita e uno stato assistenziale tra i più elevati al mondo, attraggono ogni anno migliaia di immigrati (circa il 18% sulla popolazione totale) in cerca di occupazione. Questo almeno fino a ieri. È di questi giorni infatti la notizia che, per la prima volta nella storia del Paese, un partito xenofobo entrerà in Parlamento, avendo superato la soglia di sbarramento del 4% alle ultime elezioni. La svolta era nell’aria. Uno spot televisivo rimbalzato per giorni sulle reti nazionali, mostrando una vecchietta (europea) travolta da uno stuolo di vocianti musulmane in burqa con pargoli al seguito, invitava la popolazione a fare la giusta scelta. I democratici parlano di società più omogenea, chissà che non diventi solo più razzista.

venerdì 17 settembre 2010

Dieta e bon ton


Da domani a stecchetto! Così esordisco tutte le volte prima di tuffarmi a pesce sull’ennesima Kanelbulle (un tipico dolce svedese alla cannella), o dopo aver onorato degnamente la tavola di un ristorante del centro. Ogni lunedì, animata da buone intenzioni, riempio il carrello di cereali, yogurt e frutta, evitando il reparto merendine o gli scaffali dei biscotti al cioccolato che fin troppo bene conosco. Mi dirigo alla cassa con il ghigno di sufficienza della salutista convinta e poi proseguo verso casa a piedi per fare un po’ di movimento. Fin qui tutto secondo i piani. Se non fosse per Laura, la mia coinquilina, e la sua torta di carote. «Ne vuoi un po’» mi chiede, «è ancora calda». Per educazione non mi sento di rifiutare: «solo un pezzetto però». Ed è la fine! Con queste parole firmo l’armistizio, infrango il digiuno e riconosco la superiorità del nemico. E se tra una chiacchiera e l’altra ci scappa anche il bis, non c’è problema, stavolta ho deciso: lunedì inizio la dieta!


Pubblicato su A, num. 38, settembre 2010.

domenica 5 settembre 2010


Sei la mia consolazione più pura,
sei il mio più fermo rifugio,
tu sei il meglio che ho
perché niente fa male come te.

No, niente fa male come te.
Bruci come ghiaccio e fuoco,
tagli come acciaio la mia anima,
tu sei il meglio che ho.


Karin Boye

giovedì 2 settembre 2010

L'ultima cena (?)


Saranno state la lontananza da casa (2638 km) e la vita in una città nuova in cui ricostruire da capo ad accendere in me la nostalgia per i tempi andati, sta di fatto che qualche giorno fa, mentre passeggiavo per le vie affollate di Gamla Stan, ho pensato che, in occasione del mio rientro in Italia per le vacanze di fine agosto, avrei potuto organizzare una cena di classe con i vecchi (?) compagni del liceo.
Fissare una data che andasse bene per tutti è stata un’impresa, ma, a parte qualche defezione, alla fine ce l’abbiamo fatta.
Mi presento puntuale all’appuntamento ansiosa di ritrovarli tutti.
Con alcuni il rapporto non è mai venuto meno in questi anni, di altri, invece, avevo perso traccia addirittura dalla calda estate che ci vide alle prese con la maturità. Tra questi ultimi Stefania, stilista in erba, che con entusiasmo mi racconta dei suoi studi in Accademia e dei primi passi nel mondo della moda.
Io l’ascolto rapita, cercando di rintracciare in quella voce, nei lineamenti e nel suo curioso modo di gesticolare l’adolescente che a scuola mi sedeva davanti disegnando tutto il tempo e che, all’occorrenza, passava due righe (incomprensibili) della versione di greco per farci copiare.
A tavola si torna indietro nel tempo.
La gita a Monaco, ad Atene, e quella volta che una papera ti morse? Ti ricordi? Chiediamo alla miss del gruppo che nel frattempo è partita con le imitazioni dei prof.
Ancora una volta, davanti ad una pizza tutti insieme.
E io mi chiedo cosa sia cambiato. Cosa ci abbia diviso e tenuti impegnati per così tanti anni senza riuscire minimamente a turbare quello che eravamo. Anche quando Agnese chiede il silenzio rivelando con emozione delle sue prossime nozze, lo fa con lo stesso sorriso semplice e disincantato che ogni giorno portava in classe.
Per cui tutto mi ritorna familiare, come sempre l’ho visto io da quell’ultimo banco che amavo.
Prima di andare abbiamo ancora un po’ di tempo per ridere davanti a delle vecchie foto e ad un filmino che per l’occasione Miryam deve avere chissà da dove riesumato. Qualche faccia è cambiata, è più tonda o più seria, ma alla fine tutti siamo ancora gli stessi. Con molti sogni in testa, tanta voglia di fare e la promessa di ritrovarci per una pizza insieme la prossima estate.
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